Agrippina Vaganova
Prima danzatrice e solista della compagnia russa del famigerato Balletto di San Pietroburgo, nonché allieva della stessa accademia Imperiale, Agrippina Vaganova nel periodo che parte dal dopo rivoluzione russa (all’incirca dal 1920) diviene maestra esperta ed esponente di spicco della nuova scuola che prenderà il suo stesso nome dopo la sua morte nel 1951.
Grande sperimentatrice che grazie al suo bagaglio culturale e alle proprie abilità didattiche, diventa inventrice e fondatrice di un nuovo stile/metodo di studio e di raffigurazione del balletto riuscendo finalmente a fondere assieme lo stile francese e la tecnica italiana, fini a quel momento poste in parallelo tra loro ma sempre in contrapposizione, soprattutto nello scenario di una Russia di fine Ottocento.
Questo periodo storico racchiude nel suo insieme artistico un problema non da poco per quanto concerne l’attività didattica delle scuole di balletto classico europee, sostanzialmente per quelle franco-danesi e dei loro rispettivi docenti che appaiono abbastanza poco concludenti, mentre il metodo Vaganova prevede un filtro di queste tecniche ed un conseguente depuramento delle stesse.
Il metodo della maestra prevede un percorso predisposto in maniera assoluta, mantenendo in esso una strascico dello stile francese per quanto riguarda la leggerezza del movimento, la sua grazia, la non rigidità delle linee e la modalità del fraseggio dei passetti, mentre dell’accademia di stampo italiana decide infine di mantenere la perfetta concezione per le didattiche e la grande tecnicità dello stile.
“Le Basi della Danza Classica” (pubblicato nel 1934) è un libro dedicato al suo insegnamento, nel quale si può apprendere quanto questa danzatrice abbia prodotto nel Mondo del ballo e quanto essa sia stata importante nel donare alla storia del balletto una linea più moderna e vitale.
Parliamo di una linea stilistica che racchiude buona parte del lavoro che Agrippina Vaganova produsse in vita, in coerenza con le richieste canoniche dell’allora Russia Sovietica, al contempo soddisfacente anche per tutti quelli che erano rimasti attaccati ad una concezione del balletto Ottocentesco: punte marcate, salti e giri accentuati con forza in parallelo ad una accentuata leggiadria e plasticità nelle pose e nei movimenti del danzatore.
Si apprende inoltre in che modo Agrippina sia riuscita a tradurre in maniera logica e per nulla difficoltosa, le didattiche utilizzate dai suoi docenti del passato, in aggiunta, all’interno dei capitoli finali del documento possiamo per trovare esemplificazioni di lezioni modello, nelle quali Vaganova riesce a fissarne i fattori di costruzione attraverso una chiave organica sempre predisposta alla semplificazione delle didattiche, in modo da far capire al meglio il rapporto tra ballo e musica.